martedì 2 luglio 2013

L’aquilotto Leo è tornato libero dopo essere stato rubato dal suo nido

E’ tornato nella sua natura “Leo”, il giovane di Aquila del Bonelli trafugato l’otto maggio scorso in un nido in provincia di Agrigento e divenuto oggetto di indagine lampo della Forestale ( vedi articolo GeaPress ).
La liberazione è avvenuta nella scorse ore in una località della Sicilia tenuta al momento segreta. Come si ricorderà il giovane di Aquila venne rintracciato dalla Sezione Investigativa Cites del Corpo Forestale dello Stato diretta dal responsabile Operativo Marco Fiori. L’aquilotto, incredibilmente trasportato in treno dalla Sicilia fino al Piemonte, venne individuato in un casolare immerso tra le risaie della provincia di Alessandria. Purtroppo un secondo aquilotto, forse già malato al momento del prelievo dal nido, venne trovato ormai morto. Era stato gettato in un luogo lì vicino.
Il ritorno in natura è stato curato dagli esperti del Centro Tutela Rapaci Sicilia che, nella scorsa primavera, avevano tenuto sotto controllo i siti di nidificazione delle coppie di aquile siciliane. Un lavoro immane,  considerata la grandezza del territorio delle Aquile e la difficolta a coordinare i volontari provenienti da tutta Italia.
Leo, dopo il sequestro avvenuto ad Alessandria, era stato consegnato al Centro Regionale Fauna Selvatica di Ficuzza (PA) cogestito dalla LIPU e dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana. Secondo Giovanni Giardina, responsabile della struttura, la giovane aquila, per fortuna ancora non abituata alla presenza dell’uomo, è stata tenuta sotto osservazione in tutte le fasi della riabilitazione. Monitorato ed alimentato, finché non si è avuta certezza della piena idoneità al ritorno in natura. Il povero Leo era stato rubato al nido e quella vita aveva avuto appena il tempo di assaporarla.
Purtroppo il prelievo di aquile, falchi ed altri rapaci dai nidi è un problema largamente diffuso. Particolarmente pericolosa, soprattutto sotto il profilo della difesa della biodiversità, è la predazione  dai nidi siciliani. In questa regione, infatti, il problema interessa anche i nidi del falco  Lanario. Si tratta, in questo caso, di un Falco la cui tutela rappresenta forse ancor di più un’esigenza a carattere mondiale. Altri animali interessati dalla depredazione o comunque da altre forme di bracconaggio diretto, sono l’avvoltoio Capovaccaio ed il Falco Pellegrino. Per il piccolo avvoltoio (famoso anche per apparire nelle antiche raffigurazioni egizie) l’ornitologo Massimiliano Di Vittorio, esperto del Centro Tutela Rapaci Sicilia, aveva parlato nel corso della scorsa conferenza tenutasi a Palermo (vedi articolo GeaPress) di una estinzione di fatto. Per questo animale sono  noti casi di bracconaggio diretto, così come si sospetta anche per gli adulti di Aquila del Bonelli.
Nel corso della conferenza tenutasi presso il Municipio di Palermo, l’Eurodeputato Andrea Zanoni, da sempre sensibile alle tematiche di protezione ambientale, aveva riferito di come della questione fosse stato interessato lo stesso Commissario all’Ambiente della UE Janez Potočnik. Una questione che sarebbe rientrata tra le violazioni dell’Italia alle Direttive europee di settore.
Il mercato che richiede questi animali, secondo le indagini del Corpo Forestale, sarebbe quello del mondo della falconeria illegale. Falchi ed Aquile utilizzati per la caccia ma forse ancor di più per gli spettacoli a pagamento di sapore medioevale gettonati dalle pubbliche amministrazioni.
Intanto, per questa volta, una buona notizia. Leo, è tornato libero nei cieli siciliani.

FONTE: http://tinyurl.com/q3f92g9

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