sabato 22 dicembre 2012

lunedì 17 dicembre 2012

Rapaci colpiti in Abruzzo: LIPU e ALTURA chiedono un rafforzamento degli organici degli organi di controllo antibracconaggio


Domenica di ordinaria follia venatoria. Tre diversi atti di bracconaggio ai danni di alcuni rapaci feriti o uccisi da pseudo cacciatori nelle campagne del pescarese. Interviene il Corpo Forestale dello Stato in una cronica situazione di personale sotto organico e di mancanza di fondi.

Nella giornata di domenica scorsa - fanno sapere Daniele Valfrè e Stefano Allavena responsabili per l'Abruzzo di LIPU e ALTURA -  si sono riscontrati diversi atti di bracconaggio in provincia di Pescara ai danni di alcuni esemplari di poiana (Buteo buteo), un specie di rapace non cacciabile e particolarmente protetta ai sensi della Legge 157 del 1992 (Legge nazionale sul prelievo venatorio).
Un esemplare ferito è stato preso in consegna dal personale del Corpo Forestale dello Stato e ricoverato presso il centro recupero fauna selvatica di Pescara per le cure del caso.
L’episodio più grave si è riscontrato nelle campagne di Loreto Aprutino dove, poco prima di mezzogiorno, una poiana posata su un palo della luce è stata uccisa sparando dal finestrino di un’auto (lato passeggero) dalla strada comunale, a poche decine di metri da alcune abitazioni e da alcuni passanti, prontamente intervenuti per bloccare i colpevoli del reato e impedire che portassero via il corpo del rapace. Malgrado ciò i responsabili del gesto meschino si davano alla fuga nelle campagne circostanti.
Sul posto è intervenuta una pattuglia del Corpo Forestale dello Stato, che ha accertato i fatti e prelevato il corpo della poiana. La pattuglia era la stessa che era intervenuta negli altri fatti accaduti domenica, l’unica in servizio nella provincia di Pescara.

ALTURA e LIPU denunciano il grave stato di carenza di personale e di fondi destinati a questi, specie per i giorni di prelievo venatorio, di Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale che si ripercuote in maniera negativa sul fronte della prevenzione e repressione degli illeciti nei confronti di chi non è capace a sottostare a semplici regole di civiltà.


ALTURA e LIPU SI SONO OPPOSTI A TRE PROGETTI EOLICI IMPATTANTI IN ABRUZZO

CRESTA COPPO VOLPE
Il Comitato per la Valutazione dell’Impatto Ambientale della Regione, nella riunione dell’11 dicembre ha, tra le tante cose, esaminato tre progetti di centrali eoliche particolarmente impattanti sul paesaggio, sugli ambienti naturali, sulla fauna selvatica. Su questi progetti sono stati sentiti dal Comitato anche gli esperti di LIPU e di ALTURA.
Un progetto, non approvato, riguardava le montagne più selvagge a ridosso del Parco regionale del Sirente-Velino, in comune di Tornimparte. Una zona ancora intatta frequentata dall’orso marsicano, dal lupo, dal cervo. La centrale eolica avrebbe messo a repentaglio anche la sopravvivenza nella zona dell’aquila reale  e della principale colonia di avvoltoio grifone di tutta Italia, frutto di un progetto di reintroduzione in zona, effettuato una ventina di anni fa dal Corpo Forestale dello Stato utilizzando esemplari portati dalla Spagna. Sia i grifoni che le aquile avrebbero potuto essere facilmente uccisi, per collisione con le pale rotanti degli aerogeneratori,  durante il volo.
Altro progetto respinto riguarda la centrale progettata in comune di Cupello, in provincia di Chieti, a pochissima distanza da una discarica che costituisce un’insostituibile risorsa alimentare per un'importante colonia di nibbi reali, grandi rapaci sempre più rari e in Abruzzo presenti solamente in una parte della provincia di Chieti, e, nei mesi primaverili - estivi, per alcune coppie di nibbio bruno. Anche i nibbi vengono facilmente uccisi dalle pale rotanti durante il loro lento volo volteggiante. Si tratta di specie particolarmente protette a livello nazionale e comunitario che la regione ha il preciso dovere di tutelare, anche per quanto riguarda la salvaguardia dei loro ambienti di vita.

Il Comitato VIA ha poi esaminato un altro progetto di centrale eolica nei comuni di Pizzoferrato e Quadri, in provincia di Chieti e praticamente ai confini del Parco Nazionale della Maiella. Si tratta di uno dei paesaggi più integri di tutto l’Appennino, già celebre più di duecento anni fa. E’ inoltre di importanza particolare  per la presenza  dell’orso bruno marsicano. La specie simbolo della regione Abruzzo, ridotta al massimo ad una cinquantina di esemplari, ha bisogno per sopravvivere di territori incontaminati e una centrale eolica, con tutto ciò che comporta, anche in fatto di  rumore delle pale, è chiaramente incompatibile con la sua presenza.  Il Comitato ha rinviato la decisione finale su questo punto in attesa di ulteriori approfondimenti in merito alla presenza dell’orso. Chiediamo che anche l’Ente Parco Nazionale della Majella faccia sentire la propria voce in difesa dell’orso marsicano e del suo ambiente.

 Città S. Angelo, 14 dicembre 2012


Dott. Stefano Allavena
Delegato LIPU per l’ Abruzzo
    

Dott. Daniele Valfrè
Responsabile per l’Abruzzo di ALTURA

venerdì 14 dicembre 2012

Primi risultati del censimento dei nibbi reali svernanti a dicembre in Italia

Nei giorni 7 8 e 9 dicembre scorsi si è svolta la prima sessione di censimento rivolta alla popolazione svernante di Nibbio reale in Italia, progetto coordinato dal CISO e giunto al suo secondo anno di svolgimento. Il cattivo tempo ha caratterizzato tutti e tre i giorni deputati ai conteggi, influenzando così i risultati soprattutto in Italia centrale. Tuttavia il risultato ottenuto è piuttosto interessante, soprattutto in considerazione delle già citate pessime condizioni meteo. Complessivamente sono stati censiti 1.483 - 1.524 Nibbi reali distribuiti in 9 regioni e in 28 dormitori complessivi. Il dato più eclatante è quello della Basilicata con ben 1.102 individui in 16 dormitori, dei quali due con oltre 200 soggetti! Notizie invece non molto incoraggianti provengono dalle due Isole maggiori, dove la popolazione di Nibbio reale sembra ridotta al lumicino. Le forti nevicate in Abruzzo e Molise non hanno consentito di coprire in maniera adeguata i siti conosciuti per queste due regioni che, grazie all'impegno di molti volontari, saranno "recuperate" nei prossimi giorni. La seconda sessione di censimenti si terrà nel periodo 4-6 gennaio 2013, in occasione dello European Red Kite Census. Alla conclusione dei rilievi di gennaio sarà prodotto un report scaricabile dal sito del CISO http://ciso-coi.it/ Egidio Fulco, coordinatore del Progetto ringrazia tutti i rilevatori che (in maniera TOTALMENTE volontaria) hanno sfidato il vento, la neve e il gelo per "dare i numeri" contando all'imbrunire questi magnifici rapaci.

Tartarughe marine in Calabria: un successo nazionale

Salvatore Urso ci segnala un interessante video sulla riproduzione delle tartarughe marine in Calabria. Si tratta di un breve saggio delle attività di ricerca e conservazione svolte dal Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria (Progetto TARTACare).

giovedì 6 dicembre 2012

Associazioni ambientaliste si oppongono alla Via Ferrata nel SIC-ZPS Dolomiti di Pietrapertosa in Basilicata

Alcune associazioni (Altura, Città Plurale Matera, Lanius, Lipu, Movimento Azzurro Murge materane e OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) hanno inviato una lettera al Presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, all’Assessore all’Ambiente Vilma Mazzocco e al Direttore Generale del Dipartimento Ambiente e Territorio Donato Viggiano e per conoscenza al Presidente dell’Ente Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane di Accettura per chiedere chiarimenti sul Progetto denominato "Via ferrata Dolomiti lucane”. 
Riportiamo la nota integrale.




Oggetto:  Progetto via ferrata “Dolomiti Lucane”.
I fondi europei  servono, come la tela di Penelope, prima per tessere e poi disfare, basta cambiare  l'angolo di osservazione o meglio, per essere più chiari, servono  a prelevare da più forni e spesso gli interventi fanno a cazzotti tra di loro.
La vicenda, squallida in vero, della “Via Ferrata” che si vorrebbe finanziare  con fondi comunitari  nell'ambito del P.O. FESR 2007/2013 per  440 mila Euro ne è l'esempio classico. Già nel 2005 la Regione Basilicata con la DGR n° 1608  escluse  l'intervento in quanto sussistevano dubbi circa l'eventuale impatto sull’equilibrio faunistico, in particolare avifauna particolarmente protetta, della
zona. Significa, in poche parole, che i progettisti restarono con la bocca asciutta  ma il progetto era ormai pronto e bisognava riprovarci.
Lo si fa con i P.O. FESR 2007/2013  per l'importo che abbiamo detto e malgrado  vi siano stati appositi studi  di settore anche questi finanziati dalla Comunità Europea nell’ ambito del Progetto Rete Natura 2000 costato, almeno, 2 milioni e 600 mila Euro.
Un progetto, Rete Natura 2000, che quando nel 2009 venne annunziato, come al solito in pompa magna, dell'Assessore all'Ambiente di turno permise di dire che l'Ambiente e la Natura andavano tutelati  e per fare questo  si sarebbero messi in campo i migliori professionisti e le solite università. E' da ritenere che venne fuori un lavoro ben fatto  tanto è che nel giugno scorso il Presidente De Filippo, l'Assessore Mazzocco e tanta altra bella gente si recarono in pellegrinaggio a Roma  per illustrare alla platea  il modo con il quale si era mossa la Basilicata e soffermarsi sulla solita melina  fatta di   conservazione della biodiversità, esigenza di  garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.  In quel contesto si affannarono anche  ad illustrare il modello metodologico innovativo avente caratteristiche  come la multidisciplinarità, competenza, complessità, pianificazione integrata e partecipazione: quante belle parole! Abbiamo detto che i progettisti della “ Via Ferrata” non potevano restare a bocca asciutta ed allora il discorso sull'intervento si riapre. Di cosa  si discute? Di impiantare un  percorso turistico estremo che penetra direttamente negli habitat riproduttivi, trofici e lungo i percorsi di sosta e migrazione  di un lungo elenco di specie rare o in via di estinzione di uccelli, ovviamente protette, in una area SIC-ZPS identificata a livello europeo come IT9210105 “Dolomiti di Pietrapertosa”- Il nome del paese è già una referenza - tra le varie specie di volatili vi è anche la Cicogna nera che nidifica nelle coste rocciose delle Dolomiti Lucane, uno dei pochissimi siti, circa una decina, che ospita questa specie a livello nazionale. Specie rarissima dunque che un Ente Parco, attraverso una oculata e attenta protezione della sua  Riserva Integrale e ZPS  Zona di Protezione Speciale, dovrebbe a tutti i livelli tutelare nell’interesse della collettività nazionale ed europea. Ci domandiamo: ma questa benedetta Cicogna nera non aveva altro luogo dove scegliere il suo habitat più idoneo che le Dolomiti Lucane e togliere il sonno al sottoprodotto del sottogoverno chiamato  ad indirizzare, si fa per dire, le sorti del  Parco di Gallipoli Cognato? Nell'ambito del Piano di Gestione del Parco Regionale di Gallipoli Cognato  e Piccole Dolomiti Lucane, piano adottato, l'IT9210105 è Riserva Integrale, in parte, e Riserva Generale Orientata di tipo A, per la parte rimanente.  Nel primo caso l'accesso è consentito solo  per motivi di studio e ricerche,  con visite guidate da personale specializzato  ed altre norme di indirizzo similari, nell'altro caso i termini di fruibilità naturalistica sono meno restrittivi ma vi è, comunque, identica  rigorosità con  indirizzi finalizzati al mantenimento dello status quo. Un intervento come la Via Ferrata, data la peculiarità
dei luoghi e la sensibilità degli habitat,  risulta oltre che  invasivo anche non contemplato. Ricordiamo, altresì, che la congruenza con il Piano di Gestione è una condizionalità necessaria per
godere del beneficio comunitario e che nelle relazioni di valutazioni di impatto ambientale e di incidenza  ambientale emergono molte “imprecisioni” proprie di un lavoro affrettato  e poco qualificato.  
Siccome l'intervento non rientra nel Piano di Gestione, adottato, del  Parco appare evidente come non possa essere finanziato dalla UE e bene fece la Giunta regionale che già nel 2005, anche se all'epoca non vi erano norme restrittive come quelle di oggi, ad  esprimere parere  negativo alla realizzazione dell'intervento.
Già adesso il Ministero dell’Ambiente ha  sollecitato gli organi concorrenti a formare la volontà e principalmente la Regione Basilicata  ad adottare iniziative atte a tutelare le peculiarità naturalistiche del sito.
Il Ministero per la Coesione Territoriale verrà  interessato per la verificare circa  l'appropriatezza della spesa.
Non c'è altro da aggiungere, al momento, ed auguriamo un buon e saggio lavoro.  

Potenza, 6 dicembre 2012

LE ASSOCIAZIONI FIRMATARIE
ALTURA   
CITTA’ PLURALE   
LANIUS   
LIPU  
MOVIMENTO AZZURRO MURGE MATERANE  
OLA