sabato 23 luglio 2011

APPENNINO SOTTO ATTACCO



Comunicato Stampa

Mentre il “Protocollo Letta” attacca la natura del Parco Nazionale del Gran Sasso e Parco Regionale Sirente Velino, arriva l’altolà del Ministero dell’Ambiente
Progetti megalomani e milionari, con grandi sprechi di risorse, mettono l’Italia a rischio procedura di infrazione europea
I firmatari analizzano i vincoli ambientali e legali e illustrano lo scenario alternativo.
Mentre gli amministratori regionali, alcuni sindaci del cratere, sostenuti dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, hanno annunciano progetti che, ignorando i vincoli ambientali incidono irreparabilmente sulle ricchezze ecologiche delle aree di maggior pregio ambientale della Regione, Associazioni Ambientaliste, movimenti politici, sindacati e comitati di cittadini lanciano una serie di azioni coordinate per contrastare i progetti programmati e delineare uno scenario alternativo di sviluppo duraturo e valorizzazione delle risorse naturali.
Forti e concrete sono le alternative possibili per un territorio già colpito dal terremoto e che ha bisogno di proposte serie e non di visionari e faraonici progetti di sperpero di fondi pubblici, che ne compromettano irrimediabilmente le risorse ambientali.
Lo stesso Ministero dell’Ambiente, in una recente ed esaustiva nota di risposta alle richieste di alcune Associazioni Ambientaliste, ammonisce la Regione Abruzzo e gli Enti Parco interessati, allertando nel contempo la Commissione Europea: secondo il Ministero, nessuna nuova opera può essere autorizzata in deroga alle norme in vigore su Valutazione di Impatto Ambientale, VAS e Valutazione d’Incidenza, giacchè i territori coinvolti sono tutti compresi nella Rete UE Natura 2000.
Sono in corso di predisposizione, a cura di esperti del mondo scientifico ed accademico, dettagliate e concrete linee guida per la tutela e valorizzazione delle risorse ecologiche dell’area aquilana. Una proposta per il turismo e l’economia montana basata sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili, che permetta di conservare la qualità delle risorse naturali all’interno di un’offerta turistica, senza sprechi di risorse economiche ed ambientali e senza sottrarre risorse alla ricostruzione.
Molti i progetti, devastanti e anacronistici, presentati lo scorso febbraio con il Protocollo d’Intesa sottoscritto a Roma, a Palazzo Chigi, il 17 febbraio 2011, con grande enfasi. Si tratta di progetti già visti, tirati fuori da vecchi cassetti, a scapito della biodiversità e del paesaggio di zone di particolare pregio del territorio aquilano.
Devastanti perché prevedono prioritariamente la modifica permanente del territorio con infrastrutture sciistiche, funiviarie, campi da golf, lottizzazioni nel cuore del sistema delle aree protette dell’Appennino, in aree ricchissime di biodiversità e risorse ecologiche e per questo ricadenti in zone SIC e ZPS, ai sensi di Direttive Comunitarie, e pertanto sottoposte a rigorosa tutela da parte dell’Unione Europea. Nessuna considerazione, neanche un accenno alla tutela delle specie animali e vegetali, nonché degli habitat di importanza comunitaria.
Anacronistici perché in tali progetti non vi è alcuna novità o analisi delle reali condizioni ed esigenze del territorio, ma solo vecchi progetti più volte bloccati e che oggi si vuole far approvare con procedure di urgenza.
Il Protocollo, pur delineando in premessa, una serie di azioni per la valorizzazione ambientale e agrosilvopastorale, di fatto, poi, nella declinazione programmatico-finanziaria del documento, non fa altro che proporre solo lottizzazioni residenziali, ampliamenti della rete viaria, infrastrutture sciistiche e campi da golf.
Il cemento ed il movimento terra sono, di fatto, l’unico motore dell’intesa: essa sembra unicamente rivolta a sottrarre risorse programmatiche, alla più urgente necessità di ricostruzione dei Centri storici. Interventi devastanti, a forte impatto ambientale e paesaggistico, sono ancora una volta riproposti come volano di ripresa dell’economia delle aree interne.
Le proposte non sembrano neanche rispondere alle reali necessità di lavoro del territorio.

LE CRITICITÀ RILEVATE
Le ipotesi di “sviluppo” delineate nel Protocollo appaiono in palese contrasto con il quadro programmatico e pianificatorio vigente a tutti i livelli istituzionali: dalla Legge 394/91 (Legge quadro sui Parchi) ai Decreti istitutivi delle aree protette, dalla Regione alle Provincie ed agli stessi strumenti urbanistici comunali. Tutti gli interventi, ancorché appena delineati, sono in palese contrasto con gli strumenti vigenti; per il loro devastante impatto abbisognano, inoltre, di una Valutazione Ambientale Strategica (VAS) preliminare.
Molti sono gli interventi dati per “cantierabili” che non sono stati sottoposti a nessuna verifica tecnico-ambientale specifica, come ad esempio il collegamento sciistico tra le stazioni invernali di Ovindoli e Campo Felice, nel Parco Regionele Sirente Velino o la “Cittadella della Montagna” che si vuole far nascere in pieno Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
A rischio sarebbero ambienti di importanza prioritaria, specie di fauna e di flora particolarmente protette a livello nazionale e comunitario nonchè i corridoi ecologici di grande importanza per alcune specie di animali particolarmente protetti, tra cui, prima di tutto, l’orso bruno marsicano, a causa di interventi in evidente contrasto anche con le raccomandazioni del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano) approvato e reso esecutivo dalla Regione con DGR n.469 del 14.6.2010.
Alcuni interventi, come i campi da golf in quota, sono stati più volte bocciati perché incompatibili con la vocazione ambientale dei luoghi e palesemente distruttivi delle unicità floristiche e faunistiche presenti sugli altopiani delle Rocche e di Piani di Pezza.
Il Protocollo delinea uno sviluppo che privilegia pochi comuni, senza prendere in considerazione una piattaforma diffusa di interventi ordinari, più moderati e rispondenti al rilancio ed all’incentivazione di quelle poche “resistenze produttive” sopravvissute e alla ripartenza di iniziative autoctone.
I progetti, se realizzati, comporterebbero la cancellazione dei valori ambientali e paesistici grazie ai quali l’Abruzzo è stato definito la Regione dei Parchi e che costituiscono, se correttamente gestiti, la principale risorsa economica di questi territori, come testimoniano i dati del IX Rapporto sul turismo natura, elaborato dall’Osservatorio Ecotur (Chieti, maggio 2011), che vede i parchi e le aree protette come il segmento più rappresentativo del turismo natura in Italia. Intercettare segmenti di domanda turistica in espansione (turismo verde), abbandonando il miraggio della “monocoltura” dello sci è l’unica alternativa praticabile.
Non sono considerati gli studi sui cambiamenti climatici e i loro effetti, per i prossimi anni, sul manto nevoso (sempre più scarso nella prima parte della stagione invernale), né sulle già scarse riserve idriche. L’acqua, in montagna, è bene indispensabile alla sopravvivenza delle attività agro-silvo-pastorali, nonché dei fragili e delicati ecosistemi montani, e non può essere dirottata su campi da golf e impianti di innevamento artificiale.
Inoltre, a fronte dell’enorme costo energetico e ambientale dell’innevamento artificiale, non è comunque garantito che l’ampliamento del demanio sciabile produca effetti benefici al turismo dell’area. In Italia, il numero degli sciatori ha subito un netto calo tra il 1997 ed il 2004 con una diminuzione del 24%.
Il Protocollo appare perciò non rispondente alle sue stesse premesse, velleitario per i contenuti e le proposte avanzate e illegittimo per le forme e le procedure ipotizzate.
Mentre è fin troppo chiaro che i costi degli interventi ricadrebbero sugli Enti pubblici, con fondi sottratti al rilancio economico di tutto il cratere, non è stata fatta nessuna considerazione sulla praticabilità economico-ambientale degli interventi. Il Protocollo è privo di qualsiasi analisi economica a favore del modello di sviluppo individuato, mentre ve ne sono decine che dimostrano, al contrario, che si tratta di un’impresa fallimentare.

Pescara, 22.07.2011

Firmato
ALTURA Abruzzo - CGIL Abruzzo - Circolo Valorizzazione Terre Pubbliche – Comitato acqua pubblica - Comitatus Aquilanus - Fare Verde onlus - Forum Ambiente e Territorio Sinistra Ecologia e Libertà - Gruppo Naturalisti Rosciolo - Italia Nostra Abruzzo - LIPU Abruzzo - Mountain Wilderness Abruzzo - ProNatura Abruzzo - Rifondazione Comunista - WWF Abruzzo

giovedì 14 luglio 2011

IL PARADOSSO DEL GRILLAIO

ALTURA e LIPU non condividono la spettacolarizzazione di specie rare e chiedono di evitare questo genere di iniziative

Sabato 16 luglio a Cassano delle Murge in P.zza Aldo Moro si terrà la manifestazione "Il sentiero del Grillaio - festa dell'aria".
Nel programma della serata sono previsti il "SALONE DEI RAPACI", con esposizione di esemplari vivi, ed uno SPETTACOLO DI FALCONERIA.
Le associazioni ALTURA e LIPU sono contrarie a queste manifestazioni in cui i rapaci, costretti alla cattività, sono esibiti in situazioni e contesti del tutto innaturali.

Le emozioni suscitate dal fascino di questi uccelli predatori, a nostro avviso, non giustificano in nessun caso il possesso dell'animale e la domesticazione del rapace.
Siamo fortemente convinti che si possa scoprire, amare e vivere la natura senza necessariamente possederla, assoggettarla al nostro esclusivo piacere. Questo aspetto da sempre ci pone in contrasto con il mondo della Falconeria.

La caccia con i Falconi e i fasti venatori di Federico II, spesso evocati impropriamente, appaiono oggi quanto mai fuori luogo e, a nostro avviso, è profondamente sbagliato cercare di sensibilizzare le nuove generazioni alla conoscenza e al rispetto della natura tramite la falconeria che era e resta una pratica venatoria.
Associare la falconeria al Grillaio non è esattamente una strategia di conservazione opportuna, ancor più in centri abitati come i paesi murgiani, dove il piccolo falco vive a stretto contatto con l’uomo.
Gli uccelli rapaci, già fortemente minacciati dalla perdita degli habitat, nel Sud Italia sono tornati ad essere perseguitati dal bracconaggio, alimentato dalla richiesta di animali selvatici da poter rivendere a falconieri e collezionisti.
Dopo una complessa indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta e dal Corpo forestale dello Stato, che ha portato nel 2010 al sequestro complessivo di oltre cinquanta rapaci protetti, la primavera scorsa, nel corso di perquisizioni svolte nel Ragusano e nel Catanese, a carico di tre falconieri, è stata rinvenuta una coppia della rarissima Aquila del Bonelli di origine selvatica, rapace ormai estinto nell’Italia peninsulare e presente ancora con poche coppie in Sicilia.

Alla luce di questi eventi, sarebbe inopportuna la partecipazione attiva del Parco Nazionale dell'Alta Murgia ad una manifestazione che ha in programma una mostra di rapaci incatenati e successivo spettacolo di falconeria.
In generale, riteniamo errata l’idea che questi spettacoli possano contribuire a diffondere una maggiore sensibilità alle tematiche ambientali e chiediamo al Comune di cancellare queste iniziative e all’Ente Parco di rivedere la propria posizione sull’argomento.


ALTURA, Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti.
LIPU Puglia, Lega Italiana Protezione Uccelli.

mercoledì 13 luglio 2011

Interessante osservazione di Falco pescatore in Calabria

L'amico e collega Gianfranco Gentile, il giorno 11 luglio, verso le ore 14:30, ha fotografato un esemplare di Falco pescatore nei pressi di un piccolo lago artificiale, realizzato intorno agli anni ottanta, situato nei pressi del monte Gariglione, ad una altezza sul livello del mare di circa 1500 metri, zona 1 del parco nazionale della Sila ed area S.I.C.. Dalle osservazioni e dall'ingrandimento delle foto si nota che l'esemplare è in muta e sembra sia un immaturo.
Salvatore Salerno




lunedì 11 luglio 2011

Escursione soci Altura

I partecipanti all’escursione organizzata nel Parco naturale della Gola della Rossa e di Frasassi in occasione dell’Assemblea dei soci di ALTURA del 25-26 giugno 2011.








In questa ultima immagine il vicepresidente di ALTURA cerca di "eliminare" il presidente spingendolo nella Gola di Frasassi